Settembre 2013, trovo Paolo Ciapessoni su internet, un ragazzo e viaggiatore conosciuto anni fà.
Settembre 2013, mi pubblica sul suo sito: http://www.motorraidadventurespirit.it
È il mio primo scritto e sono veramente emozionato della cosa!
Novembre 2013, la foto di tenda e moto sulle nuvole viene pubblicata su 2 Ruote!
Dicembre 2014... Eccolo qui il mio primo pezzo! È sempre uno spettacolo leggerlo per me.
Questa gita è nata qualche mese fa quando, con alcuni amici, volevamo organizzare qualche giorno in giro per le Alpi in sterrato. Svalvolati perchè l’organizzazione, la preparazione e soprattutto il modo di viaggiare era lasciato volutamente al caso… Tanto al caso che da 4 moto che dovevamo essere ci siamo trovati così:
- io, con il mio Transalp del 98 con problemi ai carburatori e gomme non proprio nuove.
- Davide con il suo Tenerè dell’89 con evidenti perdite d’olio.
Con queste premesse e le previsioni meteo pessime non sarebbe stato molto sensato partire, soprattutto avendo un budget ridotto da far quadrare tra vitto, alloggio e parecchia benzina. Nonostante tutto partenza ore 8.00!
Nei primissimi km i problemi della mia Transalp hanno iniziato a manifestarsi, ma avendo verificato le condizioni dei carburatori prima della partenza mi risultava molto difficile che potessi restare a piedi. Imperterriti quindi… Autostrada e direzione Meana di Susa, 200km secchi!
Il tempo clemente fino a quel momento con il sole che si alterna alle nuvole e viceversa, ci faceva ben sperare di non dover mettere le tute antipioggia e, dopo un bel pieno di benzina, su per il Colle delle Finestre!
Dopo numerose foto e parecchie chiacchere di considerazione sullo scenario viene l’ora di saltare nuovamente in sella e puntare alla Strada dell’Assietta. Da questo punto in avanti iniziamo realmente a comprendere cosa ci aspetta. Il tempo inizia a cambiare repentinamente, mentre ci “arrampichiamo” sulla traccia in terra battuta la temperatura cala drasticamente con la visiera che inizia ad appannarsi creando i primi fastidi. Verso metà della salita veniamo investiti da goccioloni di pioggia che improvvisamente lasciano il posto a scaglie di ghiaccio micidiali! Pareva grandine, in realtà erano come foglioline che si schiantavano sul cupolino, sulla giacca e sulla strumentazione del cruscotto! Il vento le spostava in tutte le direzioni. Inutile dire che, come spesso capita sui passi di montagna, dopo pochi tornanti il sole ci accoglieva nuovamente per poi sparire ancora per ritrovarci immersi nelle nuvole… incredibile!!!!. E’ ormai arrivata ora di pranzo e decidiamo di goderci tutto questo sconvolgimento meteorologico al caldo dalla finestra del rifugio sull’Assietta con il piccolo lago sullo sfondo…..direi un’ottima ricompensa dopo tutta quella strada.
Rinfocillati e deliziati come meglio non potessimo aspettarci, iniziamo la discesa in direzione Bardonecchia. La discesa attraverso gli impianti sciistici è veramente lunga, sembra non dover mai finire. Il fango ci infastidisce non poco e la nostra gloriosa cavalcata è piuttosto una lotta di equilibrio sulle gomme ormai decisamente “arrivate”. Vista l’ora la cosa importante è arrivare alla meta, il tempo passa e l’imperativo è raggiungere la piccola cittadina per decidere come e dove passare la notte.
Un temporale ci sorprende a pochi km dall’arrivo, senza perdere tempo per calzare le tute anti pioggia raggiungiamo un caffè che conoscevo e ragioniamo valutando le diverse opportunità davanti al nostro espresso fumante. Alla fine la decisione è presa, cerchiamo una camera in città, scarichiamo i bagagli dalle moto e saltiamo in cima al Sommeiller a ben 3009 metri di altitudine.
Senza dilungarci ci affrettiamo e troviamo la stanza……diavolo in un campus estivo. Sia come sia possiamo permettercela, nel costo è compresa cena e colazione, quindi ne vale sicuramente la pena. Scaricate le borse iniziamo subito a salire nuovamente, sono già passate le 18.00 e non possiamo farci sorprendere dal freddo e dal buio.
Tutto fila liscio ed alla perfezione fino ai 2000 metri del rifugio prima della cima, dove ci gustiamo l’aria fresca e ci carichiamo per affrontare i successivi 1000 metri di dislivello. Le nuvole nascondono tutto, è il momento di salire o di rinunciare: spirito e forza d’animo…….al limite ci si bagna ma i 3009 ormai sono nostri!
La strada è buona, a parte un pezzo dove la pietraia a tratti diventa fastidiosa. In prossimità della cima, proprio nel momento in cui assapori la tanto bramata conquista e inconsapevoli che a breve sarebbero iniziati i problemi, di nuovo il tempo peggiora. Arriviamo finalmente alla quota massima, il paesaggio è lunare, splendido nel suo contesto aspro e se vogliamo surreale, completamente avvolto nella nebbia generata da un grosso nuvolone. Alcune foto di rito, qualche passo curioso attorno per godere a pieno del panorama e trovare qualche scorcio, ma ecco di nuovo i fiocchi di neve! La cosa ci gasa moltissimo, foto e filmati si sprecano senza farci accorgere che da “qualche fiocco di neve” sta peggiorando in una vera e propria bufera. Talmente bello e surreale che portiamo le moto davanti al laghetto lì vicino, cosa tutt’altro che facile visto che la visuale ormai prossima agli zero metri potrebbe metterci nella condizione di finirci dentro. Velocissima sosta per qualche foto e poi via, per scendere e metterci al riparo il prima possibile.
Ma scendere da lì con le mani ghiacciate nei guanti fradici già diventa cosa difficile, se consideriamo poi il fatto che il tutto viene notevolmente peggiorato dalla neve sparata contro la visiera che vi si attacca magnificamente obbligandoci continuamente a pulirla e disappannarne l’interno…..la cosa diventa ardua. Fortunatamente la neve attacca a terra ma non rende scivolosa la traccia con le gomme che nonostante tutto mantengono un ottimo grip di tenuta. È dura procedere in queste condizioni dove il tutto resta tale per quasi 700 metri durante la discesa. Finalmente la neve si trasforma in pioggia, questo ci rincuora e ci sprona a non mollare fino al rientro al campus dove, arrivati congelati e umidi fino alle ossa, possiamo concederci e godere di una doccia bollente e di una ottima cena. Il resto della serata la passiamo a spasso per il centro deserto del paese e in un pub, dove la birra fortunatamente non manca. Rientro al campus e via in branda per prepararci al nuovo giorno.
Il risveglio è di buon mattino, lauta colazione e poi via, direzione D39T per il Tunnel del Parpaillon. Per raggiungerlo da Bardonecchia percorriamo un centinaio di km delle Alpi francesi, accompagnati dal profumo dei pini e da paesaggi incantevoli, i classici luoghi da cartolina tanto per intenderci. Sosta carburante a Briancon, città che deve avere un suo fascino, e si procede. Da li a breve sorpresa!!!! Il motore del mio Transalp inizia a funzionare in maniera fantastica, niente strattoni ne scoppiettii… quasi non ci credo, eppure mi convinco che è la realtà. Una piccola deviazione a causa di lavori in corso ci obbliga a passare attraverso un campo di erba completamente in piano. Divertentissimo poter girare a 360° con le moto su e giù per collinette e cunette senza alcun divieto. Non possiamo però restare a lungo in questo parco giochi, di conseguenza su per il Parpaillon perché il tunnel ci aspetta.
Foto di rito, con telecamera fari e fendinebbia accesi all’interno. Mentre gli occhi si abituano alla totale oscurità ci accorgiamo che il fondo non è terra battuta, è terra fradicia e piena di pozzanghere e fango. Dalle rocce della volta gocciola a fiotti e che l’attenzione non deve essere sul “che bello passare di qui” ma piuttosto sul non fare cavolate durante il transito. Esperienza bellissima, però uscire dall’altra parte e ritrovarsi improvvisamente il sole e la luce fa quasi bruciare gli occhi.
Ovviamente, una volta messo a bilancio il fatto che siamo partiti con le moto in cattive condizioni e con il meteo alla stregua delle moto, il fatto di aver fotografato con bufere di neve ecc… la scelta diventa obbligata.
Dopo aver percorso 130km eccoci a Limone Piemonte, punto di partenza per ambire al Col di Tenda e affrontare la Via del Sale.
Sosta per il pranzo con un ottimo toast (in fondo sono solo le 17.00), spesa in previsione del campo serale e, con i bagagli ancor peggio fissati, puntiamo dritti al forte. Vista incredibile ma al posto di godercela dobbiamo cercare un luogo dove mettere la tenda sul Col di Tenda……che ci sembrava ovvio visto il nome. Purtroppo non è così facile, qualcosa non ci convince a partire dal fatto che la Via del Sale che punta a Monesi è vietata in accesso.
Forse sembra buffo, ma entrando nel forte più piccolo, dove si vedono chiaramente tracce di mezzi fuoristrada, si entra nella famosa e presunta strada vietata senza trovare nessun cartello di divieto… Perciò, chi lo sa se lo è veramente?
Via!!! Decidiamo di spostarci. Percorriamo parecchi km in direzione sud, trovando alcuni passaggi molto rovinati ma tutti percorribili con le nostre enduro, fino ad un nuovo forte ormai sgretolato dal tempo. E’ il bivio che porta al Rifugio Don Barbera, di incrocio tra 2 piccole valli e con un bel pennacchio dove poter mettere la tenda al riparo dalla strada. Piccola ricognizione a piedi e poi via sulla sella del promontorio. A piedi dava la sensazione che fosse molto facile, in realtà nell’erba si nascondono parecchie buche, difficile arrivare in cima ma non impossibile: ovviamente deciso, detto e fatto.
Piazziamo la tenda al riparo dal vento grazie ad un piccolo cucuzzolo e in breve tempo ecco il nostro campo base.
Come ovvio succede che le cose non vanno quasi mai come da progetto… il vento ha nel frattempo cambiato di direzione, la sera è calata portando il buio e noi ci siamo trovati in un crinale dove il vento non solo era incanalato ma ancora più forte che sulla cima. Vento, di conseguenza molto freddo, tanto da obbligarci a mangiare nella tenda che a tratti veniva scossa dalle folate nonostante l’ottimo fissaggio ed i tiranti anti vento. Una focaccia salame e brie, del cioccolato innaffiato da una buona grappa, con il gelo che nel frattempo ci aggrediva all’esterno. Sarebbe stato utile un bel tè, ma abbiamo ritenuto inopportuno farlo all’interno della tenda per scongiurare il rischio di dar fuoco a tutto. Così eccoci di nuovo fuori, con il mio socio di avventura che controllava la gavetta e io steso a terra dall’altro lato per coprire il vento e permettere alla bomboletta di scaldare l’acqua. Non ha funzionato un gran che , però abbiamo avuto le nostre tazze di tiepida acqua calda aromatizzata che ha fatto la differenza. Impossibile restare a guardare le costellazioni all’aperto, perciò sacco a pelo e buonanotte!
Pessima notte. Il vento ha rinforzato ancora iniziando anche a sollevare i bordi della tenda, riuscendo ad attraversarla da sotto e congelando l’interno. Così ci è toccato uscire, cercare delle grosse pietre per zavorrare i lembi laterali. Qualche ora e d’improvviso la tenda inizia a insaccare come un parapendio. Pensavamo che avesse ceduto qualcosa, in realtà tutto era ben teso, semplicemente il vento era troppo forte e in continuo aumento. La parte laterale veniva schiacciata verso l’interno e sbatteva come una vela, impossibile migliorare le condizioni. Di nuovo fuori, antivento teso il più possibile e girato in modo da fare la massima resistenza o quanto meno in posizione da impedire il rumore e l’effetto di vele che sbattono. L’intera notte passata in questo modo. Non ci lamentiamo però, nonostante i flessibili si siano crepati la tenda tiene e ci permette di passare la notte quasi incolumi, perciò onore ai suoi picchetti.
Al mattino però il colpo della notte insonne lo accusiamo, senza parlare poi del freddo che ha fatto del suo.
La mattina ricomponiamo il tutto riflettendo sul fatto che non è stato per nulla facile, le mani bruciano ancora dal freddo nonostante i 7°C, con il vento che ha deciso di non darci alcuna tregua. Con metodo e tante risate siamo però riusciti a chiudere la tenda ed evitare di volar via come con un “parapendio” che continua ad aprirsi! Fissato tutto ripartiamo nuovamente puntando al Don Barbera, abbiamo bisogno davvero di qualcosa di caldo…
Il ragazzo che ci ha accolto ha preparato caffè e latte con torta, mentre la giornata inizia a scaldarsi e i pochi km dal campo al rifugio ci hanno fatto arrivare alle 11:30, non prima… Colazione e di nuovo avanti, non vediamo l’ora di lasciare lo sterrato per poterci finalmente fermare ad assaporare il raggiungimento della meta. Non tutto và per il verso giusto come abbiamo potuto capire finora, perciò il minimo era trovare un trattore intento a triturare la strada.
Gli operai ci hanno preparato appositamente un piccolo passaggio, permettendoci di continuare la nostra gloriosa e travagliata cavalcata.
Alle 14 siamo finalmente giunti a Monesi. Sosta in un piccolo bar, controllo dei mezzi e della strada per il rientro con le dovute richieste al cielo che ci sta minacciando con un forte temporale. Richieste fortunatamente accolte, solo 2 gocce appena partiti e poi sole per gli ultimi 300km del rientro.
Ringraziamenti:
- a mia Moglie e alla Fidanzata di Davide, che ci hanno appoggiato in questo giro. Dopo aver sentito cosa abbiamo passato sono state ben felici di non averci seguiti.
- al compagno di viaggio Davide, che oltre a metterci l’entusiasmo è riuscito a non fare il bradipo come suo solito!
- alla mia Transalp, che nonostante i danni alle membrane riparate con la colla ha dimostrato di non sapersi fermare davanti a nulla, anzi… si autoripara a quanto pare!
- alla Tenerè di Davide, che ha deciso di segnalare la presenza di olio motore continuando a sputarlo dal carter!
- a tutti gli operai trovati nelle sterrate, che non solo le stanno sistemando molto bene ma sono anche davvero gentili con gli sporchi enduristi che gli arrivano davanti.
- alla Lista, mailing list di appassionati di Transalp che mi hanno consigliato e dato dritte su questo giro.
- al nostro Paolino, meccanico che ci ha assicurato che non saremmo rimasti a piedi.
- alla nostra tenda, che ha sopportato in modo esemplare raffiche di vento micidiali tenendoci quasi al caldo.
- alla nostra buona stella, perchè ognuno ne ha una.
Testo e foto Andrea “Garello”
Originariamente pubblicato su: http://www.motorraidadventurespirit.it/?page_id=6077
Ancora grazie a Paolo (Ciapessoni), la persona che in poche mail mi ha spiegato come si fà a scrivere... Cosa che non mi è mai riuscita molto bene, però ci provo lo stesso!