martedì 31 maggio 2016

Questo sono io.


Potrei dirlo in mille modi, potrei raccontarlo a chiare lettere... Non occorre, non c'è bisogno che io mi presenti.
La musica forte e qualche birra mi mette in uno stato mentale abbastanza curioso, è come se togliessi il freno e lasciassi la mente partire a 100 orari.
Uno strappo, una partenza incontrollata in cui lancio tutto senza curarmi delle conseguenze, e solo dopo mi accorgo di aver mantenuto la mia linea: corretto, leggero, ironico... Sperimento, se negli anni '70 usavano LSD per fare viaggi, per allargare la coscienza, io nel 2016 uso la birra. Uso la macchina fotografica. Uso me stesso. Sopratutto uso la noia, il tempo libero a vuoto, quello in cui io finisco di lavorare e la mia Donzella ancora non è rientrata... Tutto a tempo perso, qualcosa che usavo per il cazzeggio di internet ha preso forma in soddisfazione, in giochi... In qualcosa che mi ha appassionato.

Tempo fà preferivo lanciarmi in sterrati, saltare su e giù per le campagne in sella alla Honda... Ora non posso farlo, la suddetta motocicletta ha tirato gli ultimi e io sono rimasto con la sportiva in nero, Desmodromica... Non ce la vedo nella sabbia, ha ben altri desideri...
Così mi sono ritrovato ad andare a lavoro in bici, ad allenarmi e cercare di buttare giù un pò di pancetta, ad hackerare il mio corpo tanto quanto la mia mente... Sinceramente con scarsi risultati, però continuo, i risultati arrivano col tempo.

Con l'impegno... Con il sacrificio...

Io intanto bevo birra: salute!


domenica 29 maggio 2016

Pensierosi chiassosi.


È un gran chiasso... In due giorni ho fatto di tutto, non ho fatto nulla e nello stesso tempo ho fatto un sacco di cose nuove.
Non mi è facile mettere un filo conduttore a tutto quanto, direi che la foto rende l'idea: comunicazione. Il filo che conduce si rifà al comunicare, farlo con le foto e farlo passeggiando solo per Como, farlo con perfetti sconosciuti o diventare "fotografo semiufficiale" durante un evento. Comunicare, con i gesti, con i comportamenti, con le parole. Con persone diverse, con adulti, ballerine, bambini dappertutto, danza... E poi mettere piede in chiesa, nel paese dove ora non sei più uno sconosciuto, scattare foto a chi fà un anniversario davvero importante.
Ovunque volti familiari e sconosciuti, settare il proprio pensiero fotografico su quello che fai al momento.

Andiamo dall'inizio, sono andato a Como: ho fatto un'uscita simile a quella di sabato scorso, passeggiare solo e guardarmi intorno, ma la città è diversa, caotica... E bang, un bel buco nell'acqua. Mi guardavo intorno abbastanza spaesato, un sacco di angoli buoni sprecati dalla spazzatura: se interessa sò per certo che il venerdì mattina ritirano la carta, gli abitanti la ammucchiano ovunque il giovedì sera.
Dopo un inutile giro dove ho incontrato un sacco di turisti e gente al telefono ho pensato bene di appostarmi alle mura, sedermi a terra e lasciarmi scorrere la città davanti... L'ora era sbagliata, dopo l'aperitivo e prima di cena fondamentalmente non passa nulla di interessante... Dicevo un buco nell'acqua, e in effetti non mi sono bevuto neppure una birretta o uno spritz, ho solo scattato senza farmi notare, una bestialità enorme di telefonini! Ave al ripetitore...

Venerdì serata relax, kebap e birra, dei buoni giri di grappa e a nanna, sabato era un gran giorno: evento in una villa con una scuola di ballo!
Batterie cariche, obiettivi pulitissimi e dentro in villa, dalle 9 si inizia... Wow. Un fiume di danzatrici, prima le piccole e dopo le grandi e avanti a puntascatta fino alle 13, poi si mangia.

Ho cercato di stare sulle mie corde, di non affiancarmi a qualcuno più esperto e semplicemente fare quello che mi ispirava... Non volevo iniziare a copiare le pose classiche, fare e rifare le stesse foto, in fondo eravamo già circondati da esperti e io potevo tranquillamente toppare un pò... E go, stanzetta spoglia in stile anticato e ballerine che vanno e vengono, una specchiera, un divano, due finestre... Il sole che entra e si nasconde tra le nuvole e poi torna, io che lotto tra il buio della stanza e le lamate di luce improvvisa, foto che si incendiano e poi si inceneriscono...
Il mio era un pò un rito, mi presentavo e invitavo a entrare, studiavo in pochi attimi la persona che avevo davanti e poi dovevo cercare di renderla al meglio. Pochi minuti in totale, un incrocio di sguardi sull'obiettivo e i saluti, avanti un'altra...
Dannazione, per uno come me che preferisce chiaccherare e prendersi tutto il tempo del mondo, questo è proprio il peggio. Ma è così daltronde, non avevo molte speranze. Inizio con il prendere il giro quando ne entrano due, e parte la psicologia: è gelosia quella che vedo? Una impaziente di essere fotografata e l'altra che vuole assolutamente l'attenzione totale. Già lo scegliere crea astio, il non scegliere porta tutti a guardarsi aspettando chi fà il primo passo... Il tempo è poco, il mio miglior sorriso e gentilezza, non dobbiamo buttar via nè creare problemi, anche questo è fotografia?

Quando finalmente prendo pratica finiscono le ragazze ed entrano "delle nanerottole": allo specchio non arrivano, a malapena all'altezza del tavolo... Ottimo! Mi resta il divano e la finestra, per fortuna che abbiamo anche un camino... Quindi inizio ad esordire con qualcosa tipo: "Benvenuta, io sono Andrea! Prego, mettiti comoda, NEL CAMINO!" E giù a carponi, in ginocchio, svaccato sotto il tavolo... Non posso fare tutte le foto in fotocopia, dallo stesso punto di vista, e se maometto non arriva alla montagna (visto che arrivano al metro) vorrà dire che la montagna arriverà a terra...
Ho visto gli altri metterle sulla sedia, sul tavolo... Io no, sono io a scendere al loro punto di vista, almeno sarà un punto di vista interessante.
E via, una botta di foto infinita, rafficate colossali, una seconda guerra mondiale giocata con una mitraglietta sola... Uff! Quando il gruppo è finito era stanco, sudato... Che botta! Il gruppo dopo ho trovato un sostituto, io ho mollato il colpo. Vi prego, portatemi via... Hahaha!!!

Alla pausa pranzo abbiamo fatto una bella combriccola dal siciliano, arancini come se non ci fosse un domani e poi tutti ai posti di combattimento: io e la mia Compagna siamo dovuti andar via, ma i sostituti erano grandi persone, quindi... Bingo!

Il bingo l'ho visto al pc, quando ho scaricato la macchina... C'erano dei Batman, e lì ho scoperto quanto una persona faccia dietro l'obiettivo. Ho sempre pensato a Batman come una creatura della notte, cavaliere oscuro, una figura inquietante... Ed ecco che al pc compaiono foto di Batman delle elementari con dei chiaroscuri forti, e negli sguardi realmente tetri. Foto belle, di impatto, quelle che cercavo... I genitori quante legnate mi darebbero nel caso? Il loro bel figlioletto che si staglia fuori dalla luce completamente in nero...
Ho fatto una cazzata.
Guardo tra le ballerine e mi accorgo che "il minimo sindacale" potrebbe esserci, ma le foto più interessanti sono di impatto, inquietanti anche loro... Cogliere gli sguardi forti, accorgermi che ho catturato quello che normalmente vedo intorno, giochi allo specchio e lance di luce a bruciare i contorni... E no, non è questo che mi hanno chiesto, quello che mi piace non doveva finire nella macchina ma è stato più forte di me. E va bene, perchè ho anche il minimo sindacale a pararmi le chiappe!

Insomma, aspetto di consegnare le foto e spero di non essere impalato.

Oggi l'ultima scenetta... Celebravano una messa per gli anniversari, chi 35, chi 40... Chi 60: i nonni della mia Donzella, che oggi non ha potuto in alcun modo venire. Ci vado io!
Ci vado e mi preoccupo, non sono cristiano. Parlando con qualche prete mi sono spesso sentito dire che sono più cristiano io di molti praticanti, rispetto l'opinione e rispetto chi crede, mi mette comunque a disagio il dover partecipare.
Entro, chiedo al prete il permesso di fotografare (un ragazzo che avrà la mia età) e ricevo la massima disponibilità, anche a girare intorno per la canonica, cosa che non farò mai.
Gentilissimo, una persona veramente forte, qualcosa che non vedevo da molti anni... Resta il fatto che mi muovo intorno con la massima discrezione, cerco di non farmi notare e di scattare, la luce mi è nemica anche in questa giornata tetra... No, non userò il flash in faccia a 200 persone, mano ferma e alti ISO, e speriamo in bene...
La cosa funziona, riesco a fare dei buoni scatti senza incasinare troppo fino a che nel più assoluto silenzio quasi abbatto una sedia e un confessionale, senza però fare il minimo rumore! Matrix!
Al termine c'è un piccolo rinfresco, bottiglie e salatini, e mentre mi godo un buon bicchiere parlando con un signore delle donne mi chiedono se sono un giornalista... di nuovo? No, non sono con l'altro giornalista che mi ha flashato a caso... No, non scrivo per i giornali, non sono giornalista, lo giuro! Lo saprei nel caso!
Mi chiedono se gentilmente posso lasciare i miei scatti per i parrocchiani... ehm... ok! Raggiungo il prete, che nel frattempo si era messo a riempire bicchieri e distribuire pizzette, mi ringrazia per il mio comportamento così rispettoso e lo avviso che mi hanno chiesto di fargli avere le foto... Voleva darmi la mail, l'ho anticipato lasciandogli un mio biglietto, molto lieto di essere stato di aiuto...

Tornando a casa ho ricordato cosa c'è scritto su quei biglietti: Andrea "DIABOLIKO" C...

Non credo mi chiederanno alcunchè!

venerdì 27 maggio 2016

Chi ha paura della luce?


Io non posso sopportare la luce.

Ci sarebbero mille motivi possibili e immaginabili, la realtà è che la luce mi fà male, e parlo fisicamente.
Molti anni fà una congiuntivite mi ha fatto dannare per settimane intere, quando ho deciso di andare dal medico e mettere del buon collirio si era fatto tardi: fotofobico.
Sembra una battuta, ma la luce diretta, i flash o semplicemente la guida notturna mi crea problemi, ci vedo perfettamente ma sento un dolore allucinante, qualcosa che mi spinge a chiudere le palpebre... con ovvi problemi alla guida della mia moto.

Il preambolo? Serviva... Serve a introdurre ciò che mi hanno insegnato: la fotografia è luce.

Tutto si riduce a questo, a leggere la luce, a inseguirla, a crearla o a piegarla al proprio volere. Se ci penso è dannatamente vero, ogni singola foto che ho scattato non è altro che luce... per uno che deve imparare a giocarci è un cazzo di problema.
Non ho ancora dovuto scontrarmi con un lavoro da studio, con flash o luci artificiali, ma temo che verrà il giorno... E quindi? Quindi mi alleno.

La luce del tramonto è qualcosa di pazzesco... Ho la fortuna di vivere vicino alle campagne, posti tranquilli dove passeggiare e aspettare che il sole si incendi, che cambi il colore al mondo... E io sono lì, pronto a immortalare la metamorfosi, a soffire con i miei occhi strambi.

lunedì 23 maggio 2016

Equilibrista


Ho fatto un trip.

Dopo la frustrazione, il nervoso, la rabbia... Dopo aver preso un pò di ossigeno e un pò di coraggio, dopo aver fatto quasi una decina di km a piedi, dopo aver rinfrescato i pensieri, mi sono alleggerito.

Pensieri lievi, pace... Relax, voglia di fare esperimenti, voglia di dire "FIGO!"

Come entrare in un caseggiato abbandonato, cercare belle foto, e rischiare guai con il proprietario di casa.
Come accecarmi entrambi gli occhi per puntare il sole tramontato, per fotografarmi attraverso la strada con il rischio di essere investito, me e la macchina...
Come girovagare a piedi per Varese cercando soggetti interessanti, guardarmi intorno con un paio di occhi diversi... Sono sempre stato curioso, ora lo sono di più, più ricettivo... Pochi scatti, le impostazioni che arrivano da sole... Come se tutto mi venisse naturale... Come se lo fosse davvero. Rientrare ed essere soddisfatto, vedere ciò che cercavo immortalato dal mio rottame in nero.

Un equilibrio... Quando ho "ricominciato" ho trovato una grande soddisfazione, come se una scimmia rompiscatole fosse scesa dalle mie spalle, come se la macchinetta odiosa avesse fatto pace con me, come se d'un tratto avessi preso il controllo. Come se d'un tratto io avessi perso il controllo.

Come se a un tratto lo ying e lo yang si fossero abbracciati, ciò che cercavo e ciò che vedevo.

Ed è solo l'inizio, ora inizio davvero a divertirmi.

giovedì 19 maggio 2016

A muso duro


Ho una tempesta dentro.

Qualche giorno fà ho avuto uno scambio di parole con una grande artista... Già, per cambiare un pò il trip, parliamo di un grande fotografo. Questo è quello per cui è conosciuto, la realtà è che dietro ogni volto c'è un mondo.
Il suo era forte, era però negli occhi il problema: fuoco. Uno sguardo allucinato, il viso gentile e la voce calma di chi è a proprio agio. Insomma, lo considero tra le persone più interessanti che io abbia mai conosciuto. Nella nostra brevissima chiaccherata credo di avergli accennato la cosa, insieme a molto altro che tengo per me. Sembra strano, ma ho iniziato ad erigere dei piccoli muri tra me è il mondo, a creare dei piccoli ripari e rifugi... Questo da quando ho spalancato gli occhi e mi sono lanciato in un'avventura molto più grande di me. Sono sempre stato una persona sicura di sè, non sono infallibile ma mi sono sempre mosso in quello che sò fare meglio: amare, fare casino e andare in moto. Il lavoro è venuto da sè, metalmeccanico, e l'ho trasformato in qualcosa di decisamente appagante... insomma, mi sono fatto il mio piccolo posto nel mondo.
Sicuro di me, certo di comportarmi nel modo migliore che mi riusciva... E poi?
E poi l'arte. Come nutella spalmata sul cofano della macchina. Come un coccodrillo con gli occhiali. Insomma, non c'azzecco un cazzo.
Però ho sempre fatto foto, mi sarebbe piaciuto imparare di più di questo mondo, e così abbiamo fatto squadra anche in questa avventura: club di fotografia e lezioni base. Impariamo dall'inizio.
Le testuali parole della mia compagna sono state: "Stiamo facendo qualcosa di veramente figo!"

E via, nuove persone con cui conoscersi e scambiare idee, chiacchere... Nuove serate programmate il cui termine ci porta sempre in birreria, qualcosa di molto vicino a nuove amicizie. A legarci una perfetta passione comune. La voglia di mettersi alla prova, di far sempre meglio. La voglia di fare.
Tutto questo ci porta avanti, ci porta al primo evento: un'inaugurazione. I grandi sono impegnati in una mostra, nessuno vorrebbe rinunciarvi e forse qualcuno può far bene... La Donzella, io e un'altra coppia nuova come noi. Tre macchine in totale e quattro targhette da indossare all'evento: siamo inviati ufficiali!

Ammetto di essermi preparato al meglio, di aver preso il mio miglior sorriso e di essermi portato dietro tutto l'entusiasmo di una prima occasione! E vai di foto, e punta e scatta, come mio solito... e fin dal primo istante mi rendo conto di aver toppato alla grande. Ho creato soggezione, curiosità, un misto non ben definito che portava le persone a notarmi e a fingere di non notarmi quando inquadravo. Pose posticce, innaturali... Un vero disastro... Torno a casa sperando che il pc possa in qualche modo mostrare ben altro, naturalmente ho solo la conferma che il tasto CANC avrà bisogno di una nuova serigrafia.
CANC, canc, canc, canc... un'infinità di volte, un disastro di foto che spariscono nel cestino, inquadrature buone completamente sputtanate dai volti che immortalavo... Un vero cazzo di casino.
Il poco rimasto non era molto soddisfacente e ad ogni modo dovevo presentare la presentazione del locale... Un ritaglio leggero, un gioco di bianco/nero e qualcosa salvo... e pubblico... esattamente sotto le foto della mia Compagna... ed ecco la mazzata tra i denti che speravo di non prendere così forte.

Non è una gara, assolutamente, ho però pensato ad onorare l'idea, se è un'inaugurazione di un locale DEVO portare qualche foto del locale, almeno qualcuna, dopo potrò dedicarmi a qualcosa di più artistico... cosa che alla fine non ho fatto, presentando pochi scatti che mi sono parsi una vera schifezza.

Ammetto di aver ricevuto una legnata colossale al mio orgoglio, di aver anche pensato di essere nettamente incapace di fare questo hobby. Non mi sono depresso solo perchè ero veramente incazzato. E allora avanti, e allora non pianterò a metà qualcosa che ho appena cominciato. Dicono sempre che sia dura imparare, dicono anche che si deve puntare al meglio. E allora scatto, e mi prendo un'altra bastonata... e insisto, e prima o poi inizierò a fare bene, che diavolo!
Meanwhille, un dubbio amletico si sviluppa in me: abbiamo un nuovo evento a brevissimo, e questa volta ci saranno alcuni dei migliori a scattare. E io. Io e gente che con la macchina crea opere d'arte? Getto il cuore oltre l'ostacolo, il problema sarà quando guarderò le mie foto: getterò anche la macchina oltre l'ostacolo, e questa volta senza custodia.
Non è competizione, lo sembra, la realtà è che voglio fare bene... e no, non farò bene. Non ne sono capace, non ancora almeno, sarà per questo motivo meno dolorosa la legnata? Nei film, nei racconti, il protagonista riesce nell'impossibile proprio nel momento più difficile, io però non sono in un libro. No, sono qui in carne e ossa, la vita non è un film e le mie possibilità si riducono al lumicino. Potrei aggiungere che non ci sono più le mezze stagioni e infine chi l'ha dura la vince, praticamente il festival del luogo comune...

Mi rassegno... Che non vuol dire mi arrendo, vuol dire che affronterò la faccenda a muso duro. Devo farlo se voglio fare un salto di qualità, se voglio imparare da chi sicuramente ne sa più di me. Devo farlo se non voglio perdere il treno, se voglio fare strada... E non andrò con false illusioni o sperando in giudizi gentili, ci vado con tutto il mio bagaglio sapendo che potrei toppare veramente grosso. E vada come vada.

Speriamo che questa volta il legno sia meno duro.

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Qualche giorno fà una cara amica si è spaventata nel leggere uno dei racconti del blog... Vorrei solo dire che le parole devono emozionare, far riflettere, coinvolgere... Proprio come nelle foto, la stessa emozione in un altro vestito.

martedì 17 maggio 2016

Gioco il Jolly


Il joker mi stava fissando.
Potevo quasi sentire il suo sguardo penetrarmi in testa, trapassarla come un colpo di pistola... Intorno c'erano tutte le altre carte, le avevo gettate davanti all'obiettivo e avevo scattato come un pazzo.
"Ne prenderò qualcuna al volo, farò in modo che sembri volteggiare!" E l'ho fatto, ne ho fatto volare centinaia, ho cristallizzato il momento, l'ho fermato.
Tutto lì, delle carte volanti... Eppure erano così belle nel loro volo, perchè si sono appiatite così? Non hanno alcuno scopo, sembrano appiccicate all'immagine come delle clipart.

Cosa è successo? Era il loro volo, la loro essenza, e io le guardavo come solo gli occhi di un bambino possono riuscire... Splendide, lievi... come foglie dagli alberi...

Fotografo con gli occhi.

È l'occhio del fotografo, è pura tecnica, tecnologia... Bene, forse è giunto il momento di cercare l'anima delle cose?
Mi guardo intorno con nuova mente, con nuovi pensieri, e tutto si riduce ad un puro esercizio di stile. Nulla che in realtà riesca ad immortalare, pensieri liberi che si stagliano nel cielo, come tra le nuvole, come i fulmini di un temporale. Come i rami dei boschi, come le spighe che si piegano al vento. Ed io resto lì, incapace di piegarmi a quel vento, impermeabile alla pioggia che potrebbe bagnare la mia anima.
Ho aperto un nuovo mondo, ma non riesco a lasciarlo entrare in me.

Qualcuno mi ha detto che noi uomini fotografiamo con gli occhi, le donne con il cuore.

Maledettamente vera come frase... Eppure sono tanti gli uomini che trovano la chiave di volta per entrare nell'anima, riescono a parlare alla luce, è loro amica.

Non mia. Forse è soltanto Niki a resistermi, a vanificare ogni mio sforzo in un capriccio. Non ho mai creduto all'anima degli oggetti, dovrebbero solo essere cose. Eppure, guardando quella dannata macchina poggiata sul tavolo, ho l'impressione che mi osservi. Come il joker.

Come se tutti questi oggetti stiano sorridendo di me, aspettando che anche io trovi la mia chiave di volta.

lunedì 16 maggio 2016

Il bivio


Il cielo era ancora luminoso, il sole si attardava nell'andare a dormire...

Le giornate si stavano allungando, nonostante la sera si facesse avanti io potevo ancora vedere tutto.
Ciò che mi aveva portato su quella strada era ormai alle mie spalle, un turbinio di errori...
Voltandomi potevo vedere quella catena di eventi a cui avevo dato inizio, tutti i passi falsi in cui ero incappato, tutti gli sgambetti che mi avevano reso l'uomo che ero.

Un uomo ricco, pieno di vizi e potere, pieno di sè stesso. Ero così concentrato su quanto fossi diventato potente da perdere contatto con la realtà. Ero io stesso la realtà, ero il mostro su cui i miei dipendenti potevano sempre contare. Nessuna possibilità di redenzione con me, il primo errore era la scusa perfetta per umiliare il poveraccio che avevo di fronte. Per farne una vittima sacrificale, lo zimbello perfetto, il capro espiatorio per tutti gli altri. Homo homini lupus, ed io ero il capobranco.
Perfetto, forte, carismatico... Il ruolo a cui avevo sempre ambito, essere il padrone.

Non ho mai creduto che il mio essere un dio potesse in qualche modo essere messo in discussione.

No, a me non poteva succedere.

Cancro. Fulminante. Due mesi di vita. Due cazzo di mesi di vita.

Tutto il mio potere sbriciolato in un attimo, anni di lavoro e servilismo buttati nel cesso, ogni singolo passo si era mosso nel trasformarmi in quello che ero: un vincente. Un mostro. Un morto.

Un cadavere che ancora si muoveva sulle sue gambe, ancora per poco. Poche settimane per subire tutto il mio destino. Alle spalle sentivo solo le risate delle mie iene, pronte a sbranarmi e prendersi il mio posto. Chi invece non desiderava trasformarsi in me era più gentile, diceva che me lo ero meritato. Che avrei sofferto molto, che avrei sofferto tanto quanto io ho fatto soffrire.

Eccomi qui... L'ultimo bivio, a cui non posso fare alcuna scelta. Tirare dritto fino all'oblio, fino alle tenebre.

No, in effetti non voglio voltarmi e guardare quanta vita ho buttato nel nulla... Amori, amici... Non posso sopportare l'idea di non aver mai vissuto.

Farò una passeggiata... Ho pochissimo tempo, voglio portare con me quanto di più bello possibile prima dei saluti.

La foto che vorrei...


La foto che vorrei non l'ho ancora scattata.

La foto che voglio è ricca, è colorata, è completamente in bianco e nero brillante, non spara, non ha contrasti forti e acceca in ogni punto.

La foto che vorrei non ha soggetto. È piena di soggetti, è ricca di elementi, ovunque l'occhio si soffermi trova una festa per gli occhi, lascia riflettere e fà sorridere, e fa piangere, e crea un turbinìo di emozioni ovunque.

Non ieri.

Ieri, con la mia targhetta sulla camicia e le scarpette rosse, con la mia Macchina al collo e lo sguardo vispo mi sono scontrato con un tir.

L'unica emozione che mi ha suscitato guardare il mio lavoro è stata rabbia, e non veniva da un'immagine, nossignore: veniva da TUTTE le immagini.
Un sacco, una rafficata a tratti, un occhio alle impostazioni e una ripulita delle bruciate, e un'altra raffica... E avanti, preparando il tasto CANC sulla tastiera e pronto a fermare le migliori.

Non ne ho presa una.

Se dovessi pensare a quello che desideravo ottenere ho del materiale interessante, se devo pensare al motivo per cui ero lì... beh, cilecca piena. Non voglio descriverne i motivi o magari anche i problemi intrinsechi del luogo, non importa, non mi servono scuse...
Il discorso è molto più sottile: incolpare il luogo può far di me una persona migliore? E se mi trovo a scattare nuovamente in qualcosa di simile? Forse il mio atteggiamento è stato completamente sbagliato... e credo di sapere in cosa ho sbagliato.

Il materiale minimo sindacabile l'ho trovato, qualche mia chicca l'ho presa, la cosa che ho certamente imparato è che devo cambiare totalmente modo di pormi...

Ho tantissimo da imparare, e meno male: adoro mettermi alla prova.

venerdì 13 maggio 2016

Ho un nuovo amico...


... grande così!

Da quando la Niki è passato nelle mie mani, la fantasia si è scatenata... Qualche foto, qualche gioco di luce, e sopratutto la mia mania di rompere le palle. Rompere le palle a chi ti paga lo stipendio e ha avuto la sfortuna di mostrarti la sua collezione di obiettivi degli anni '80, o giù di lì.
In partenza è pericoloso fare ciò, seconda cosa sei consapevole che qualunque microdanno a questi gioielli ti potrebbe costare una legnata tra i denti, terza cosa... stanno così bene sulla mia macchina! Il gioco vale la candela!

E così, dopo 5 (cinque) giorni passati a girare intorno al boss sperando di ottenere in prestito codesti arnesi, finalmente son qua!
Due obiettivi e un moltiplicatore: strappo il mio originale ammaccato e monto il primo, un 24/50 con i sensori! Che a me non funzionano! Che a me... non interessa! E tac, giù di scatti e prove, e messe a fuoco, e paragoni con l'originale, e... e che cazzo, non è un gran salto di qualità... Gira come il mio, ha giusto un pò di zoom in più a causa della differenza tra analogica e digitale... Francamente, i don't give a damn!

Archiviamo, passiamo al pezzo da novanta! 105 con moltiplicatore, praticamente un bazooka... Per non sentirmi ferito nell'orgoglio inizio a staccare il barilotto e lo monto nudo e crudo. Un bazooka più corto! 100x1.6, punto al calendario appeso in garage e sparaflesho: che zoomata!
Questo è un obiettivo con i contromaroni, e col moltiplicatore diventerà... diventerà un fantastico fermacarte! Non arriva la messa a fuoco, riesco giusto a fare dei macro... e meno male! Meno male che non sono un fan delle macro, così non sono costretto a portarmi dietro altra roba ancora! Solo il mio ammaccatissimo 18/55 e il piccolo bazooka, tutto sulla 3200 masochista!

Ne varrà la pena? Se considero a quale distanza ho fatto i test... direi di sì!






Proviamo domenica... Notturne sui Navigli con Niki, Geppetto il Cavalletto e quel Bazooka dalla fallica forma!


Dimenticavo la foto del calendario, sono certo che fosse importante e irrinunciabile! Assolutamente da pubblicare!

mercoledì 11 maggio 2016

Maledetta macchina. Sia lodata la macchina!


Non ci siamo mai piaciuti veramente.
Il nostro non era amore, era entrata in casa come un dono, un regalo per la mia Amata. Tutta per lei, con le sue linee scure e quell'obiettivo un pò goffo, un pò fuori misura per noi abituati alle compatte.
Ghiere da muovere, tempi, frame... Uff, un sacco di impostazioni che per noi erano scritte in cirillico e comandavano funzioni da centrale nucleare... noi del punta/scatta, punta/scatta più veloce che puoi, scatta nel mucchio e fanne milioni, una per forza sarà bella!

È entrata in casa con questo clima, e ha impiegato un intero anno a farsi capire... Poi arrivano le lezioni di fotografia, troviamo persone capaci di insegnarci l'ABC, iniziamo a dirgli noi cosa deve fare e non viceversa... Non è più lei a scegliere come scattare e prenderci letteralmente per il culo, nossignore: ora comandiamo noi!

E secondo me si è parecchio offesa.

Tanto offesa che una sera ho avuto la sfortuna di averla in spalla, nella sua bella custodia imbottita... Scivola dalla manica, afferro la cinghia e lei cade da 30cm del diavolo. Non avevo afferrato la cinghia, mi ero afferrato da solo la giacca. Bang, e viene da ridere perchè è banalissima come caduta.
Banalissima sì, ma LA STRONZA decide che è sufficiente. Sufficiente a staccare l'esposimetro, a rifiutarsi di scattare, di azionare il flash, di fare autofocus... Un sacco di cose che da 30cm non vuole più fare.

La Stronza mi è costata una litigata furibonda con la mia Compagna. Ore di litigare, giorni senza neppure parlare e lei lì, a godersi la scenetta e rifiutarsi di scattare. Solo manuale, solo se apri l'obiettivo prima dell'accensione ed esclusivamente con ghiera ruotata... e non pensare neppure per un'istante di comandare il flash!

La morale è che sabato è arrivata una nuova macchina... Niki2, visto che la vecchia si chiamava Niki... Nuova di zecca, più recente e avanzata, con un obiettivo tale da far soggezione e competere con i maschietti... Guardare Niki2 dalla parte sbagliata dell'obiettivo è quanto di meglio possa desiderare, nessuna intenzione di toccarla con un dito!

... e Niki?

Eccola lì in posa... Potrei fare mille battute sessiste sulla sua nuova propensione ad essere dominata in ogni impostazione, completamente a tabula rasa e incapace di fare nulla senza una mano esperta a tenerla... Vogliosa di carezze e capricciosa, testarda, che si lascia usare solo a modo suo. A modo mio. Insomma, abbiamo stretto un rapporto molto intimo.

... la stronza!

giovedì 5 maggio 2016

Lost in the wor(l)d



Ecco come mi sento, perso nelle parole. Nel mondo, nelle lettere. Semplicemente un anima errante, che mette la parola fine ad un capitolo fatto di rabbia e cerca un nuovo inizio.
Ci vuole talento con le parole, talento nelle fotografie, talento con le persone, ma c'è un ambito in cui il talento è imprescindibile: ci vuole talento per vivere.

Vivere è ben diverso dal sopravvivere, avere una casa, un lavoro, una famiglia e magari un cane, il weekend in montagna e le tasse da pagare, il caffè al bar e la solita gazzetta rosa dove leggere i risultati del calcio. No, non è vivere. Questo è accontentarsi, e lo vedo nello sguardo di un sempre maggior numero di persone. Hanno tutto, non hanno nulla. Non hanno capito nulla, non hanno il fuoco dentro e se lo hanno avuto ora lo hanno spento.

È questo ciò che intendo, un fuoco che ti ustiona, che ti fà torcere le budella. Che ti fà gridare, che ti fà aprire gli occhi per la prima volta, che ti fà scoprire nuovamente ogni angolo di mondo, che ti mostra le persone nude.
Dei raggi X che scandagliano l'anima di chi hai di fronte. Mi è successo anche oggi, parlare con il solito ragazzo fuori da un centro commerciale che cercava di vendermi l'abbonamento ai children. Un breve scambio di batture, due o tre parole e... il panico. Era impanicato dal modo in cui ho risposto, eppure mi sembrava di aver detto banalità, quello che solitamente si risponde. Mi sono quasi scusato per il modo in cui si è zittito, ho salutato e girato i tacchi, avevo un leggero sorriso però... Raggiungo la mia bici, ci salgo e sono colto da rimorso, vorrei quasi tornare indietro e chiedere scusa, non volevo lasciare quel ragazzo così male. Ma accidenti, ho detto solo cose giuste, era come se gli avessi sparato, come se avessi preso le certezze di quel capellone e le avessi calpestate. L'ho praticamente asfaltato... Guardando attraverso la porta l'ho visto sedersi con aria perplessa, il suo amico gli ha fatto cenno ma non l'ho visto alzarsi, io ho ripreso la mia strada.

Forse non credeva in quello che diceva? Forse erano solo parole preparate per abbindolare? Non sò, così come non sò se sorridere della cosa o sentirmi in colpa.

Dicevo delle parole, tutto iniziava così, ed effettivamente scrivere è sempre stato nelle mie corde. Sono passati anni da quando si sono palesati a me i "soliti personaggi in cerca di autore". Sembra una cazzata, non credi esista nulla del genere, è una favola, licenza creativa...
No.
No purtroppo, anche se i miei sono come demoni, anime erranti. Si palesano nei miei pensieri e raccontano la loro storia, fanno in modo che io la metta nero su bianco. Tutto prende una piega inaspettata, diventa grottesco a volte... E io posso vendicarmi, è mia la mano che racconterà tutto e posso anche ucciderli tutti in qualunque momento. Lo sanno, e questo li porta a far durare la storia il più a lungo possibile, a renderla bellissima affinchè io non mi stanchi mai di scrivere. Non vogliono morire, chi lo vuole?

È facile scrivere in questo modo, difficile è invece ciò che dovrò fare. Considero questi brani un buon allenamento, un gioco in cui mescolo fantasia e realtà, in cui cerco il protagonista nelle immagini. E poi? E poi mi faccio raccontare ciò che vive... Ma se dovessi diventare io il protagonista? Come potrei raccontare di me in terza persona? Come minimo avrei una crisi d'identità... Sarà dura, e quindi ecco quello che dicevo, fine del capitolo rabbioso.
...perchè si è sempre un pò arrabbiati. Dicono che nulla si crea, nulla si distrugge, la mia rabbia è mutata in profano fuoco.
Ha il posto che gli merita.
Non può tradirmi proprio ora.


martedì 3 maggio 2016

Bum


Chissà cosa penseranno...

Chissà quali pensieri passeranno nelle loro menti quando vedranno meglio la foto, quando scopriranno che io non ero veramente con loro. Il mio ghigno sarà venuto benissimo, ma il vero magone sarà non vedere il resto... Magari saranno capaci di vedere la lampada, la mia bella giacca!
E più nulla, il muretto, la finestra... gli alberi! Nulla su cui si regge il mio volto, nulla attorno se non il mio sguardo, che bucherà l'obiettivo e brucerà sul sensore, sullo schermo, sui loro occhi.

I miei occhi nei loro, e bucherò anche quelli.

Non si scherza con me, ed è divertente giocare in questo modo, mi ricorda quando guardavo con occhio strizzato nel mirino, quando cercavo di cogliere la luce e disegnarla nella mia mente, trasformare tutto ciò che vedevo in ciò che immaginavo, e bum: ora sono io la luce.

Sorprendente...


Resto a bocca aperta nel vederla... C'è un mezzo sorriso, da quella macchina fotografica si stà materializzando una magia.
È così facile credere che basti premere un tasto per portare con sè una parte di realtà, qualcosa di bello e che nessuno aveva notato... no, non è affatto semplice, non basta inquadrare e scattare, non serve la rotella su AUTO.

Assolutamente, ci vuole ben altro. Ci vogliono i miei occhi per notare tutto, per notare quelle scarpe colorate, i capelli un pò ricci... Ha lo sguardo di una bambina a cui hanno appena fatto una magia, lo sguardo di chi non si è fatta ingannare e ha capito che è un trucco. Uno splendido e meraviglioso trucco, qualcosa che ora non è capace di fare. Nossignore, tutti sono capaci di premere un pulsante e se me lo spieghi anche io sarò capace di farlo, ma quello che mostrerà il piccolo monitor sarà diverso.
Non sarà nè bello nè affascinante, mi farà arrabbiare e allora io la rompo la macchina. La butto per terra e gli dò un bel calcio. Non mi piace questo gioco.

Se solo la mamma la smettesse di ascoltare quella scatola nera e insegnasse anche a me questo gioco... È magia, anche io voglio imparare a fare la magie.

Io odio le audioguide

















Già, forse è un pò esagerato parlare di odio per degli inutili pezzi di plastica, forse dovrei portare un pò di rispetto per dispotivi tanto innovativi. Sono una rivoluzione del 22° secolo, ci permettono di comprendere l'arte anche se siamo delle capre, anche se pratichiamo il culto dell'usa e getta.
Usa e getta, telefonini auto e compagnia bella. Selfie, facebook, social network. Persone volti gatti e migranti, una foto e un like, frasi storiche di grandi pensatori appiccicate a splendide rose con effetto glam. Aforismi del nostro male d'essere, di noi popoli della terra di mezzo, della storia di mezzo.
Noi che ci si indigna davanti ai politicanti e crediamo ai giornalai, noi che cerchiamo le notizie del "Non posso crederci, assurdo!" e noi che crediamo ad ogni santa guerra. Guerra che non ci tocca, che non ha più nè testimoni nè soldati, solo tecnologia.
Aerei pilotati da ragazzini davanti ad uno schermo colpiscono e dilaniano persone lontane da loro, l'ultimo videogame con una grafica da urlo, un urlo che non sentono, che non sentiamo.

Mi accovaccio, mi guardo intorno... Zombie con i loro altoparlanti personali ascoltano la storia di turno, guardano scatti di altri tempi, immaginano la storia e l'epoca in cui tutto si è svolto. E per la miseria, appagano il loro senso estetico e compiacciono della loro esperienza da raccontare a tutti gli amici, ai loro follower. Non capiscono che la storia è oggi. Non esiste un passato melodioso e denso di significato se non lo guardi dal futuro.

Penseranno mica che quando ho scattato queste foto io vivessi in una parigi di colori? Ero in periferia, faceva freddo... come ora, ora che me ne torno nella pace.

lunedì 2 maggio 2016

Non solo moto...

Solitamente un blog nasce per seguire un tema, il problema è che diventa stretto. 
Diventa difficile spaziare, puoi prenderti un post ogni tanto e seguire la corrente dei pensieri, ma se inizi a parlare di tagliatelle nel tuo salotto dedicato agli scacchi prima o poi ti poni davanti al problema: dovrò cambiarlo? Cambiare titolo, fare un nuovo blog in parallelo? 
Hai facoltà di scegliere, ma se hai creato un salotto monotematico e scrivi raramente, cosa ti fà pensare che averne due possa in qualche modo rendergli giustizia?
 Questa è la premessa per un cambio di rotta, una scusa per ampliare gli orizzonti del mio viaggio in moto con la mia compagna. La moto in questo periodo ha sofferto per il poco tempo libero e i guai meccanici, ma siamo su un'altra storia che ora non posso raccontare, vorrei tanto che al momento giusto io possa mettere un bel lieto fine e non un finale aperto.

Dicevo cambio di rotta, e in effetti siamo in tre nel viaggio: io, la mia Principessa e... Niki. Nikon, chiamatela come volete. Una reflex con l'anima, e mi odia. Una reflex che mi salta in spalla e si fà portare finchè la Donzella non deve scattare, io passo da uomo di fatica ad assistente fotografico finchè non si consuma il fattaccio: mia Moglie e la Reflex che in un colpo piegano la realtà e scattano la fantasia.
E io rimango decisamente a bocca aperta.

Salpiamo da qui, da questo porto, e navighiamo in nuovi mari... Un progetto curioso, un viaggio in tre come dicevo. Speriamo che il mare sia in buona.