domenica 28 agosto 2016

...aggiornamenti lenti...

Ho un sacco di cose da scrivere, dovrei raccontare perchè il viaggio è andato avanti e il blog è rimasto indietro, inventare mirabolanti motivi scientifici e avventure da film... negativo, si è solo rotto il cellulare. Definitivamente. Completamente.

Da dove comincio? Dalla fine! E quando parlo di fine non parlo del nostro rientro, questo farà parte di alcuni pezzi che ancora devo fare... No, parlo di oggi, del giorno in cui...

...ci siamo messi nei guai...

Sapevo che sarebbe accaduto prima o poi, dovevo aspettarmelo... Giornata stanca questa domenica, pensiamo ad un giro in moto e finiamo col fare un giro fotografico.
Dovrei raccontare anche del precedente giro, fatto alla vecchia cartiera abbandonata, archeologia industriale, ma quello di oggi è partito subito malissimo.

Manicomio di Mombello.

Cerchiamo su Maps dove si trova, prepariamo lo zaino e ci lanciamo subito in direzione. Parcheggio davanti e non riconosco affatto la zona, sembra un normale ospedale ancora in funzione...Non lo è. La reception ha i vetri in frantumi, eppure alcune auto entrano come se nulla fosse. Nessuno attorno, solo quando sento un rumore dagli alberi mi accorgo che siamo osservati da un tizio trasandato nascosto nell'ombra. Con il sole dritto in faccia non mi ero accorto di nulla, lui invece ci ha notato benissimo...
La cosa non mi piace, avviso la mia Compagna e avanziamo come nulla fosse, lei minimizza mentro io mi metto sull'allerta. Esaminiamo la zona e notiamo una struttura perfettamente intera al centro del complesso, ai lati stradine per le auto e infine altri edifici, transennati però. Sembra una piccola oasi abitata nel mezzo dello sfacelo...
Ci spostiamo verso delle voci, sembrano ragazzini, pochi metri avanti troviamo un matto che chiacchera al cellulare in una lingua incomprensibile, a voce alta... Falso allarme, torniamo verso la parte principale e dirigiamo verso il primo edificio chiuso. La rete è tagliata in diversi punti, entriamo nel perimetro e seguiamo l'esterno fino alle finestre: dentro è un disastro. Bellissimo nella sua devastazione, abbastanza scioccante quasi, certamente perfetto per un set fotografico oscuro. Giriamo sull'angolo opposto, facciamo qualche scatto di prova e... "Andre, spostati che ti rifletti nel vetro". Ti pare se non infastidisco la mia fotografa preferita?
Mi sposto un metro indietro, guardo attraverso lo spigolo per vedere se c'è qualcuno e...
eccolo là il nostro compagno di avventure.
Alto come un armadio, largo come un armadio, pesante come un armadio.
Con una borsa tenuta stretta al fianco.
Con qualcosa stretto nella mano.
15 metri, forse meno, avanza dritto su di noi a passo spedito, è rimasto all'esterno della rete e non si è accorto che l'ho visto. Sà bene dove siamo però, ci ascoltava parlare. Un curioso? No, decisamente una persona che non vorresti incontrare, certamente preferiresti non dover affrontare.
"Via, via, via... Adesso."
Ci mette un attimo a capire la mia compagna di scorribande, quando mi vede negli occhi capisce che non scherzo e ci lanciamo oltre l'angolo opposto, giriamo e corriamo nuovamente verso l'edificio abitato... Ci teniamo a sinistra, lontano dal muro dove il nostro ingombrante amico potrebbe spuntare. Via libera, via verso l'esterno e via verso l'auto. Altri amici...
Un deficiente questa volta, sta controllando l'auto mentre una ragazza controlla noi a distanza... Si spaccia per il proprietario dell'auto accanto, gli dice che gli piace molto la nostra Fiesta, che motore ha, che bei cerchi in lega... Gli rispondo molto sbrigativo, non mi sembra interessato a sapere quanto è bella la nostra macchina, piuttosto sembra interessato a intrattenerci, tanti bei sorrisi e complimenti... Negativo, saliamo in auto e chiudo le serrature, retro e via. I nostri ultimi amichetti restano a guardare mentre ce ne andiamo.
E ce ne andiamo molto volentieri... con un bel sorriso sulla bocca e un bel sospiro di chi se l'è cavata.

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